Un celebre scrittore settantacinquenne, cosciente dell’età che avanza e del rischio che il suo stile diventi prevedibile, vede la sua quotidianità animarsi in modi inattesi: i personaggi delle sue opere cominciano a materializzarsi e a mescolarsi con la realtà, costringendolo a fare i conti con scelte passate, rimpianti e desideri rimossi. La convivenza tra fantasia e vita reale apre uno spazio di imbarazzo, tenerezza e ironia, in cui la memoria e l’immaginazione dialogano fino a confondersi. La narrazione gioca con il confine tra finzione e verità, restituendo uno sguardo intimo sul processo creativo e sulla fragilità umana.
Il film è una riflessione malinconica e poetica sul tempo, sull’eredità artistica e sulla necessità di reinventarsi anche nel declino. Con tonalità che alternano momenti di umorismo lieve a scene di profonda commozione, la regia privilegia dettagli domestici e sequenze oniriche che valorizzano le interpretazioni e la scrittura. È un’opera che invita a considerare il racconto come medicina e condanna insieme, offrendo al pubblico una meditazione dolceamara sul potere salvifico della narrativa.