In Sorry, Baby (2025) qualcosa di terribile accade ad Agnes. Ma la vita continua… per tutti coloro che la circondano, almeno all'apparenza. Il film osserva con sguardo impassibile le piccole abitudini che riprendono: colleghi che tornano ai ritmi di sempre, amici che condividono ricordi mediati dai social, familiari che tentano di riempire il vuoto con gesti quotidiani. Questa normalità ostinata mette a nudo la tensione tra perdita privata e indifferenza pubblica.
Con un tono misurato e un'acuta attenzione ai dettagli, la regia trasforma il dolore in uno specchio della società contemporanea, domandandosi chi resti realmente a far memoria e chi invece prosegua come se nulla fosse. Le interpretazioni tratteggiano con delicatezza il lutto e la colpa, mentre la messa in scena accentua l'assurdità di un mondo che si muove veloce anche davanti al mistero della scomparsa. Sorry, Baby resta impresso come un ritratto malinconico e provocatorio sull'empatia che manca e sul peso del silenzio.